Ciao a tutti pipistrellini cari e nuovi lettori!
Veronica Roth, autrice di Divergent e The ones, ritorna in libreria con un nuovo distopico: Poster girl di cui vi parlerò in questa recensione.
Ringrazio Bea di Eynys Paolini e la casa editrice Mondadori per avermi dato la possibilità di leggere in anteprima questo libro.
Non indugiamo oltre e iniziamo!
Scheda tecnica:
Autore: Veronica Roth
Editore: Mondadori
Genere: Distopico
Voto: ⭐⭐⭐⭐
Trama: Sonya Kantor conosce molto bene questo motto, visto che ha ispirato, meglio condizionato, gran parte della sua vita. In realtà queste parole hanno condizionato la vita di tutti gli abitanti della megalopoli di Seattle-Portland-Vancouver. Per anni, infatti, hanno dovuto adattarsi a un codice morale molto rigido e a una costante sorveglianza da parte della Delegazione, resa possibile da una sofisticata tecnologia. Poi la rivolta ha cambiato tutto. La Delegazione è stata rovesciata e sostituita da un nuovo governo. Tutti coloro che avevano avuto un ruolo nel regime precedente sono stati rinchiusi insieme alle proprie famiglie nell’Apertura, una vera e propria prigione alla periferia della città. Gli altri, finalmente liberi, hanno potuto proseguire con le loro esistenze. Sonya, figlia di uno dei membri di spicco della Delegazione e diventata famosa per essere stata, da adolescente, il volto dei manifesti propagandistici affissi per tutta la città, è imprigionata da anni nell’Apertura. Un giorno, un vecchio nemico si presenta da lei con una proposta: se troverà Grace Ward, sottratta alla famiglia dalla Delegazione quando era ancora una bambina, sarà libera. Per portare a termine la missione Sonya sarà obbligata a muoversi in un mondo che non riconosce, di cui ignora i meccanismi, estraneo (ed estremamente corrotto). E, soprattutto, a scavare a fondo nel passato, compreso quello della propria famiglia, anche più di quanto vorrebbe, portando alla luce verità dolorose e difficili da accettare. A più di dieci anni dal suo esordio con Divergent, Veronica Roth torna alla distopia con un mystery che esplora il ruolo sempre più pervasivo della tecnologia nella nostra società.
Parere personale: Inizialmente questo libro mi è sembrato il classico distopico con la protagonista rassegnata alla sua nuova vita e i classici inganni dei poteri forti.
Arrivata a circa metà della lettura, ogni tassello torna al puzzle componendo una mappa ben dettagliata di un libro breve ma comunque ben strutturato.
Il punto focale del racconto è la tecnologia a favore di un governo e di quanto, a lungo andare, possa essere invasiva a tal punto da plasmare a proprio piacimento gli esseri umani,mi ha ricordato molto 1984 di Orwell.
Sonya ci appare come una ragazza straordinariamente ordinaria, lei non è una ribelle, lei non alza sommosse, lei non si scompone, neanche quando il governo con il quale la sua mente era stata deformata è caduto a favore di un altro.
Forti sono stati i miei pregiudizi su di lei fino a quando non mi ha mostrato il motivo per cui ha accettato di cercare una ragazzina scomparsa dieci anni prima.
Da quel punto in poi il suo personaggio muta nel suo vero essere, non è la ragazza poster bidimensionale che il resto del mondo pensa che sia!
Avrei preferito comunque che il suo love interest fosse leggermente più approfondito, però anche così va bene, mi fa piacere che non si sia caduti nel classico triangolo o in quelle scenette smielate senza senso.
Inoltre si capisce bene che lei questo ragazzo lo amava da ben prima rispetto agli avvenimenti, solo che il sistema in cui era coinvolta non glielo aveva fatto percepire.
La trama è abbastanza intrigante, ripeto, tenete duro fino a metà libro, da lì in poi vi piacerà, fidatevi di me!
La parte mystery è ben presente nella trama, anche se vi riserverà una sorpresa, non vi dirò se bella o brutta, lo capirete solo leggendolo!
Non possiamo di certo paragonare quest'opera a Divergent, ma sa intrattenere il lettore che vuole una distopia ma non vuole troppe implicazioni, a me è piaciuto, anche se il finale è stato un pochino amaro.
Ma voi che ne pensate?
A presto,
Yely.
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